In natura i rifiuti non esistono. O meglio, ciò che è rifiuto per un organismo diventa base alimentare per un altro. È un processo ciclico. Ma ecco che interviene l’uomo e “il circolo diventa una linea” che parte dalla materia prima, passa per il consumo e finisce direttamente dentro il bidone della spazzatura. Una volta chiuso il coperchio ciò che resta è rifiuto.
Imputato numero uno per questo utilizzo dissennato delle risorse è l’usa e getta. Inquinante e dispendioso, è uno degli aspetti più dannosi del consumismo sfrenato e contribuisce massicciamente alla produzione dei rifiuti. Certo, “usa e getta” fa rima con comodità e velocità. Ma qual è il prezzo di questo stile di vita? Montagne di oggetti monouso destinati a ingrandire le discariche: contenitori di ogni forma e dimensione, imballaggi ingombranti e magari nemmeno riciclabili, sacchetti che impiegheranno centinaia d’anni a smaltirsi.
Continuando così, si prospettano scenari futuri allarmanti: un mondo assediato dai rifiuti, dove la nostra stessa spazzatura tornerà a perseguitarci. Qualcuno ci sta già pensando seriamente: i ricercatori del Mit (Massachusetts Institute of Technology) stanno infatti progettando un detective digitale dei rifiuti, una sorta di microspia attaccata alla spazzatura che ne traccia costantemente la posizione in tempo reale su una mappa. Una tecnica che potrebbe contribuire ad aumentare la consapevolezza delle persone nei confronti della massa di rifiuti prodotta e dell’importanza del riciclaggio. Nella speranza che non si verifichino mai più casi limite come l’ormai celebre fenomeno del Pacific Trash Vortex, la gigantesca concentrazione di rifiuti, larga oltre 2.500 chilometri, spinta dalle correnti in una remota area dell’oceano Pacifico e composta per l’80% da plastica.
Nel frattempo, in Francia, ha fatto discutere l’idea del Ministro dell’Ecologia che ha proposto un”eco-tassa sul pic-nic”, così chiamata perché punta a colpire l’uso di piatti, bicchieri e posate di plastica con una tassa di 90 centesimi per ogni chilo di stoviglie non riciclabili.
Ma nella vita di tutti i giorni, cosa può fare il cittadino per limitare gli sprechi? Quanto possono incidere la responsabilità e la coscienza ecologica del singolo? Le alternative all’usa e getta ci sono, e sono tante: in casa, a tavola, nell’igiene personale, in ufficio e perfino nelle feste di paese è possibile adottare sistemi più razionali e responsabili. Basta una piccola dose di buona volontà, un po’ di organizzazione e un pizzico di fantasia, ed ecco che i benefici a lungo termine si fanno sentire, anche sul portafoglio.
Acquistare il contenuto, non il contenitore
Nella nostra pattumiera il 50% dello spazio è occupato dalle confezioni, il cui costo medio si aggiro intorno al 30% di quello del prodotto, ma in alcuni casi può risultare addirittura più caro il contenitore del contenuto. Un primo passo verso la graduale riduzione dell’usa e getta è la scelta di prodotti alla spina o sfusi, distribuiti attraverso dispenser.
I più anziani non ci troveranno nulla di strano, poiché si torna ai sistemi di una volta: il contenitore si compra una volta sola, si riempie e si porta a casa, per poi riutilizzarlo tutte le volte che serve. I prodotti venduti alla spina hanno quindi un prezzo medio inferiore del 20-30% rispetto a quelli di marca.
Favorirne la diffusione è l’obiettivo degli accordi siglati dalle Province di Parma e Reggio Emilia con alcune delle più importanti catene della grande distribuzione come Coop Nordest, Conad Centro Nord e Gruppo Realco (Sigma), che hanno realizzato specifici Ecopunti nei supermercati.
La “spesa alla spina” esiste sia per pasta, riso, cereali, caramelle o caffè, sia per i liquidi come acqua, vino, latte e bevande. Ma funziona bene anche per shampoo detersivi e ammorbidenti (tra i produttori ci sono Pizzolotto, Mille Bolle, Lympha, A.Q.System, Saponanado, Officina Naturae e Ekocel). Già piuttosto diffusi nelle strade di molte città sono anche i distributori automatici di latte crudo alla spina (il sito www.milkmaps.com ne segnala ben 200 sparsi per tutte le province della regione).
Radicale poi la proposta di Negozio Leggero (a Torino) nato da un’idea dell’ente di ricerca scientifica e ambientale Ecologos. Qui non si trovano né scatole di cartone né involucri di plastica dai colori ammalianti. Tutto è in vendita sfuso e si compra a peso, perfino i cosmetici in capsule.
Acqua fonte di vita, non di plastica
Bundanoon, Australia. Vietato bere l’acqua dalle bottiglie di plastica. Tutti devono usare contenitori riciclabili da riempire al rubinetto o alle fontanelle. Un provvedimento estremo, che in Italia sarebbe rivoluzionario. Perché se c’è una specialità di cui gli italiani detengono il record è proprio il consumo di acqua in bottiglia: dodici miliardi di litri imbottigliati ogni anno. Le conseguenze? Nove miliardi di bottiglie che ogni anno viaggiano sui camion. Che fine fanno questi 2,2 milioni di tonnellate di imballaggi plastici? Secondo Corepla solo il 35% è avviato a riciclo.
Una soluzione possibile è quella di incentivare il rifornimento dall’acquedotto. Del resto la qualità dell’acqua di rete è sottoposta a numerosissimi controlli e anche il sapore è spesso difficilmente riconoscibile rispetto a quello delle costose acque in bottiglia. Lo provano i numerosi test che Hera, multiutility emiliano-romagnola, ha sottoposto al pubblico. Durante la scorsa edizione di Ecomondo, ed esempio, dopo aver assaggiato da cinque diverse caraffe, senza segni di distinzione, altrettante acque di diversa provenienza, i partecipanti all’esperimento hanno decretato la vittoria di quella dell’acquedotto, preferita ad alcune tra le minerali più diffuse in commercio.
La Provincia di Reggio Emilia (a Scandiano, Correggio e Sant’Ilario) ha investito in distributori di acqua liscia, refrigerata o con le bollicine, al costo della normale acqua potabile dei rubinetti. Anche la Provincia di Parma ha contribuito a realizzare fontane pubbliche a Valmozzola e Noceto di acqua liscia e gassata e a ridurre dell’uso delle bottiglie di plastica nelle mense scolastiche.
Nel frattempo, si sperimentano soluzioni nuove per non rinunciare all’amata bottiglia: come l’acqua Sant’Anna in bottiglie in PLA, materiale termoplastico, derivante dalla fermentazione del mais e importato dagli Usa, che si smaltisce del tutto nel giro di 80 giorni.
L’innovazione comunque non riguarda solo la conversione al biodegradabile. Sono diverse le aziende che stanno puntando alla riduzione del volume degli imballaggi, in un’ottica sia di taglio dei costi che di minor produzione di rifiuti. La Coca-Cola, ad esempio, sta mettendo a punto nuove bottigliette prodotto con un minor volume di Pvc, lo stesso obiettivo dell’azienda di Acqua Lilia che sta investendo in modifiche al packaging.
Baby ecologia
A un bambino, nei suoi primi tre anni di vita, servono fino a 4.500 pannolini: una tonnellata di rifiuti indifferenziabili che rappresentano il 10% di tutti i rifiuti urbani e che graveranno sul pianeta per 500 anni. Per fortuna ci sono i pannolini lavabili: una spesa molto ridotta (e tutto da guadagnare in caso di fratellini o sorelline in arrivo) e un bel vantaggio per l’ambiente.
Realizzati in stoffa o altro materiale lavabile, causano anche meno allergie e arrossamenti rispetto ai pannolini sintetici. Tre i sistemi. Sì può tornare all’antico sistema “ciripà”, un telo di cotone di forma triangolare da avvolgere attorno al bambino. Più comodo il pannolino in stoffa assorbente, che si chiude con il velcro e ha elastici alle gambe. Nel terzo sistema, pannolino in stoffa e mutandina impermeabile sono uniti. Tra i produttori ci sono Disana, Imse Vimse, Popolinos, Bambinomio, Bumwear, Bellicomeilsole, Lotties.
Buttare, ma con buon senso
Non sempre si può ricorrere al lavaggio, spesso si è costretti a usare e buttare. L’alternativa è il biodegradabile e si chiama Mater-Bi, speciale plastica disintegrabile e compostabile di origine vegetale ottenuta dall’amido di mais, patate o grano, che può perfino diventare terriccio da giardinaggio. Con questo materiale si fabbricano shopper, sacchi per l’umido, piatti, pannolini, vaschette per alimenti. A possedere il brevetto del Mater-Bi è la Novamont di Foligno, che si è cimentata anche nella produzione di posate biodegradabili, molto utili per bar, feste, aperitivi, fiere. Le posate biodegradabili hanno il vantaggio di essere compostabili insieme agli avanzi di cibo. La nuova sfida della Novamont ora è il biopneumatico, a bassa resistenza al rotolamento, che dovrebbe far risparmiare il 25 per cento di carburante.
Per fare shopping la plastica non serve
Un gesto quotidiano: comprare qualcosa e ritrovarsi non solo con il prodotto ma anche con un nuovo sacchetto di plastica, una busta che verrà utilizzata solo pochi minuti, ma che impiegherà centinaia di anni a smaltirsi. Le alternative sono due. Portarsi sempre da casa un sacchetto, magari di stoffa, come incita a fare la campagna di www.portalasporta.it. Oppure puntare al biodegradabile.
In realtà ormai è solo questione di tempo. Dopo diverse proroghe del provvedimento, entro il primo gennaio 2011 si dovrebbe finalmente giungere al definitivo divieto della commercializzazione di sacchi non biodegradabili. Stop agli shopper in plastica, dunque. In attesa di capire in che modo la rivoluzione verde dei sacchetti dovrebbe avvenire, in molti si stanno attrezzando. Lo ha fatto per esempio Unicoop Firenze che in tutti i 98 punti vendita della catena distribuisce solo i nuovi shopper completamente biodegradabili e compostabili in Mater-Bi. Nel giro di sei mesi sono destinati a trasformarsi per il 90% in anidride carbonica.
Cestinare meno, anche in ufficio
Anche al lavoro è possibile fare scelte ecocompatibili: preferire penne, contenitori per toner ricaricabili e batterie ricaricabili, nastri per macchine da scrivere e stampanti reinchiostrabili, evidenziatori ecologici, cancelleria in materiale riciclabile (www.prodotti-ecologici.it) Le penne stilografiche sono una valida alternativa alle penne a sfera: più volte ricaricabili con l’inchiostro, costano meno e consumano meno risorse.
Per garantire la sostenibilità anche nei prodotti di cancelleria, la Regione Emilia Romagna, in occasione di Ecomondo 2008, ha lanciato un’intera linea di blocchi di carta riciclata. Pensata per dare nuova vita ai materiali destinati al macero, la linea si chiama Sfrido! ed è prodotta con la carta residua delle lavorazioni del Centro stampa della Regione. Il risultato sono blocchi di fogli di diverso colore, grammatura e formato.
Meno i rifiuti, più bella la festa
Feste e sagre di paese: ogni estate sono centinaia gli appuntamenti con la buona cucina, le orchestre e il divertimento. Ma che peso hanno sull’ambiente queste belle iniziative? Migliaia di piatti, posate, bottiglie, avanzi e carte finiscono nell’immondizia. A dare una svolta ci hanno pensato alcune amministrazioni provinciali, tra cui quella di Parma, promuovendo e sostenendo le Ecofeste, un vero è proprio marchio che possono vantare solo quegli eventi organizzati nel rispetto dell’ambiente. Con il bando 2009 la Provincia di Parma concede fino a 2.500 euro per ogni festa che dimostra di avere tutti i requisiti ecologici necessari: in tutto sono stati stanziati 10.000 euro.
Tutti i Comuni possono intervenire per trasformare un evento in un’Ecofesta, ma bisogna organizzarsi. Prima regola, produrre meno rifiuti possibile, preferendo piatti in terracotta, bicchieri di vetro, posate di metallo. Poi serve la lavastoviglie ma per ridurre la spesa, l’acquisto o il noleggio può avvenire attraverso accordi tra più associazioni o enti locali. Fondamentale ridurre l’imballaggio, servirsi del vuoto a rendere, offrire vino alla spina e rifornirsi con confezioni grandi. Bandite le confezioni monouso. Secondo, organizzare una precisa raccolta differenziata. Da separare ci sono carta e cartone, vetro, lattine. Per la plastica solo contenitori per liquidi, mentre non si recuperano piatti, bicchieri, posate usa e getta perché fabbricate in polistirolo cristallo, materiale dell’utilizzo estremamente limitato. L’olio di frittura non deve essere buttato nei tombini o negli scarichi dell’acqua, meglio contattare i consorzi di recupero degli usati ( www.coou.it.). Per i rifiuti ingombranti, il legno o i rifiuti pericolosi la soluzione migliore è consegnarli alla stazione ecologica. L’organico, insieme al vetro è il rifiuto di maggior peso nel bilancio della festa: viene inviato ad impianti che lo trasformeranno in compost.
Terzo, la via del biodegradabile: posate, bicchieri, piatti e tovaglioli in Mater-Bi, che può dare un grande aiuto nella raccolta dell’organico. Infatti al momento di svuotare i vassoi basta togliere le bottiglie di plastica e vetro. Ciò che rimane del pasto finisce tutto nel bidone dell’umido.
Quest’anno sono state 73 le feste “verdi” sparse in tutto il territorio parmense che con questi accorgimenti si sono aggiudicate i contributi della Provincia, ma la filosofia del divertimento a basso impatto ambientale ha avuto successo anche in provincia di Rimini e Reggio Emilia.
Parole chiave: usa e… riusa
Una volta fatto del proprio meglio per produrre meno rifiuti possibile, arriva la parte più divertente di questo nuovo stile di vita, le cui regole sono dettate dalle tre “R”: riduci, ricicla, riusa.
Vediamo quindi il lato creativo della medaglia: perché ci si può davvero appassionare nella missione di dare una seconda vita agli oggetti. Anche i bambini sono invitati a partecipare, per abituarli fin da piccoli a un atteggiamento più consapevole e diventare, da grandi, consumatori responsabili.